Cenni storici - Madonna Addolorata del Perdono

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Cenni storici

Pregate, Pregate, Pregate > Il Rosario

Il Santo Rosario

La parola Rosario significa "Corona di Rose".

La Madonna ha rivelato a molti che ogni volta che si dice  una Ave Maria è come se si donasse a Lei una bella rosa e che con ogni Rosario completo Le si dona una corona di rose. La rosa è la regina dei fiori, e così il Rosario è la rosa di tutte le devozioni ed è perciò la più importante. Il Santo Rosario è considerato una preghiera completa perché riporta in sintesi tutta la storia della nostra salvezza. Con il Rosario infatti meditiamo i "misteri" della gioia, della luce, del dolore e della gloria di Gesù e Maria. E' una preghiera semplice, umile così come Maria. E' una preghiera che facciamo insieme a Lei, la Madre di Dio, quando con l'Ave Maria La invitiamo a pregare per noi, la Madonna esaudisce sempre la nostra domanda, unisce la sua preghiera alla nostra. Essa diventa perciò sempre più efficace, perché quando Maria domanda sempre ottiene, perché Gesù non può mai dire di no a quanto gli chiede sua Madre. In tutte le apparizioni la Mamma celeste ci ha invitato a recitare il Rosario come arma potente contro il male, per portarci alla vera pace. "La corona del Rosario è come un serto di rose profumate e multicolori ai piedi di Maria". Può sembrare una preghiera ripetitiva ma invece è come due fidanzati che si dicono l'un l'altro tante volte "ti amo"... Il Santo Padre Giovanni Paolo II nella lettera apostolica ROSARIUM VIRGINIS MARIAE del 16/10/2002 dedicata al Rosario ha istituito 5 nuovi misteri chiamati Misteri della Luce.

«Il rosario o salterio della beatissima vergine Maria è un modo piissimo di orazione e di preghiera a Dio, modo facile alla portata di tutti, che consiste nel lodare la stessa beatissima Vergine ripetendo il saluto angelico, per centocinquanta volte, quanti sono i salmi del salterio di David, interponendo ad ogni decina la preghiera del Signore, con determinate meditazioni illustranti l'intera vita del Signore nostro Gesù Cristo». Riproponiamo la definizione di Pio V, come punto di partenza della presente trattazione e come punto di riferimento, sembrandoci essa contenere in mirabile sintesi l'essenza e la configurazione del rosario stesso. La bolla Consueverunt è una pietra miliare nella complessa storia di questa devozione, segna una tappa fondamentale. In effetti la storia del rosario non nasce con essa, ma vi trova una specie di consacrazione ufficiale e vi viene fissata nelle forme che sostanzialmente sono quelle contemporanee a noi. I momenti storici dello sviluppo del rosario si possono comprendere nell'arco fra i sec. XII e XVI. All'inizio del sec. XII si diffonde in occidente la pratica della recita dell'Ave Maria. Certamente il saluto angelico era conosciuto nella cristianità prima di questo secolo: esso è contenuto nel vangelo, costituiva fino al sec. VII l'antifona offertoriale della quarta domenica d'avvento, domenica che aveva una particolare accentuazione mariana, ma si vuole qui cogliere la novità della ripetizione devota dell'Ave, analoga alla coeva litanica ripetizione dei Pater, per 150 volte, in contrappunto col salterio davidico. Questi salteri, dei Pater o delle Ave, erano nei monasteri sostitutivi del salterio biblico per i monaci illetterati. L'Ave Maria era conosciuta e recitata solo nella sua prima parte evangelica contenente il saluto dell'angelo e la benedizione di Elisabetta. Il nome di Gesù e l'Amen finale verranno introdotti solo verso la fine del sec. XV, quando, nel 1483, si diffonderà l'uso del recitare il "Santa Maria". Va ancora ricordato come particolare interessante per la storia del rosario che il salterio dei Pater era suddiviso presso i monaci conversi e laici devoti in tre cinquantine e veniva recitato a scadenze diurne a modo di liturgia delle ore. Pio V lo prescrisse con la pubblicazione del breviario nel 1586, e successivamente entrò nel rosario il "Santa Maria", sebbene con qualche eccezione.

Fu nel sec. XIV che il certosino Enrico di Kalkar operò un'ulteriore suddivisione nel salterio delle Ave, dividendolo in 15 unità, vale a dire in 15 decine, inserendo tra decina e decina la recita del Pater. Circa nel medesimo periodo prenderà un crescente credito la leggenda dell'istituzione del rosario da parte di s. Domenico, leggenda diffusa soprattutto da Alano de la Roche O.P. Tale leggenda non si può accettare nella sua assolutezza, tuttavia non può essere totalmente un falso storico. Il salterio mariano — come abbiamo visto — è documentato prima di s. Domenico (1170-1221), ma certamente s. Domenico e i suoi frati predicatori usarono di questa forma popolare di preghiera. Si pensi solo alle confraternite mariane fondate da s. Pietro da Verona, discepolo di s. Domenico, e all'influsso che ebbero queste fraternite nella divulgazione della devozione alla vergine Maria.

La semplice litanica ripetizione delle Ave e dei Pater non comportava ancora la meditazione dei misteri. Il primo documento che testimonia il tentativo di coniugare la recita delle Ave con la meditazione dei misteri evangelici principali risale al sec. XV. Negli anni tra il 1410 e il 1439 Domenico di Prussia, certosino di Colonia, proporrà ai fedeli una forma di salterio mariano, nel quale il numero delle Ave era ridotto a 50, ma a ciascuna di esse era aggiunto un riferimento verbale ed esplicito ad un avvenimento evangelico, a modo di clausola o ritornello mnemonico che chiudeva la stessa Ave Maria. Di queste clausole, formalizzate da Domenico di Prussia, 14 riguardavano la vita nascosta pre-apostolica di Cristo, 6 di esse la sua vita pubblica, 24 la sua passione e morte e le restanti 6 la glorificazione di Cristo e di Maria sua madre. A Domenico di Prussia si deve riconoscere l'avvio di quella forma rinnovata di salterio mariano che sfocerà nel rosario modernamente inteso. L'esempio del certosino di Colonia ebbe molti continuatori ed ebbe largo seguito. Il sec. XV vide proliferare molti salteri di questo genere. Le clausole riferentisi al vangelo raggiunsero numeri altissimi, come 300, variando da zona a zona, secondo le devozioni che maggiormente si volevano accentuare. Contemporaneo di Domenico di Prussia, il già citato domenicano Alano de la Roche (1428-1478) diffuse straordinariamente il salterio mariano che da questo tempo si comincerà a chiamare "rosario della beata vergine Maria", attraverso la predicazione e soprattutto attraverso le confraternite mariane da lui fondate. Il medesimo Alano de la Roche parlerà di rosario vecchio e rosario nuovo, volendo distinguere tra il semplice salterio delle Ave e il salterio incorporato nella meditazione dei misteri, proposti ordinatamente in una triplice partitura (incarnazione, passione e morte di Cristo, gloria di Cristo e di Maria).
Diffondendosi in mezzo al popolo, il rosario si semplificò poi ulteriormente, quando nel 1521 il domenicano Alberto da Castello ridusse questi misteri scegliendone 15 principali da proporre alla meditazione dei devoti del salterio mariano, concependo le relative clausole come semplici commenti al mistero o richiami mnemonici lungo la recita delle Ave.

Furono le forme esperite da Alano de la Roche e da Alberto da Castello che a poco a poco s'imposero sulle altre forme di salterio mariano. Nuove confraternite mariane sparse per tutta l'Europa adottarono e divulgarono questa devozione 'riformata'. I primi documenti pontifici sul rosario riguardavano prima di tutto la disciplina o l'encomio, privilegi, indulgenze, ecc. di queste stesse fraternite. Nel 1569 s. Pio V, con la bolla Consueverunt romani Pontifices, consacrò una forma di rosario giunto ad un momento aureo della sua evoluzione, che sostanzialmente è la forma in uso al giorno d'oggi.

Ma il rosario nel frattempo non è più retaggio e peculiarità di poche o molte confraternite mariane. Esso ormai si radica capillarmente in mezzo al popolo cristiano e diventa una forma universale di preghiera; pietà mariana e rosario si confonderanno e l'una troverà nell'altro la sua espressione orante più semplice e più ricca. Dalle più piccole parrocchie alle cattedrali, dai territori d'Europa ai territori di missione, esso raggiunge i confini della cristianità. L'epoca d'oro del rosario si estenderà fino a qualche decennio fa, quando una evoluzione critica del sentimento devozionale e, più in radice, una messa in discussione della devozione a Maria, segneranno nei confronti del rosario disaffezione e abbandono.


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